Quando si parla di caffè viene subito in mente l’associazione con la coffea Arabica o la coffea Robusta e anche l’eterna diatriba tra quale di queste sia la migliore. Eppure nel mondo esistono diverse specie di coffea, meno conosciute che possono, tuttavia, produrre un’ottima materia prima.
La specie Excelsa oggi viene coltivata in gran parte dell’Africa, sopratutto in Sierra Leone. Altri luoghi di produzione sono l’Indonesia e il Vietnam. Ha la caratteristica di resistere (meglio della Robusta e dell’Arabica) all’attacco di malattia e ai climi più estremi.
Per la grandezza dei suoi chicchi assomiglia alla Robusta invece per l’ampiezza delle sue foglie somiglia alla Liberica (altra specie di caffè).
In tazza, la specie Excelsa, lascia un gusto profumato e gradevole simile a quello della coffea Arabica.
L’analisi sensoriale del caffè è l’analisi del percepito che abbiamo da una tazzina di caffè espresso. Ma cosa significa “analisi del percepito”? Vuol dire che occorre valutare quello che arriva a livello di cognizione e di emozione alle persone che bevono, in questo caso, la nera bevanda. Con l’analisi sensoriale valutiamo ciò che percepiamo e per farlo abbiamo bisogno dei nostri cinque sensi, immancabile, tra questi, l’olfatto. Ma cos’è nel dettaglio l’analisi olfattiva? Lo abbiamo chiesto a Marco Bazzara, Sensory project manager e Academy Director della Bazzara Academy.
Specialty coffee è un termine che indica la qualità di caffè più alta disponibile, tipicamente relativa all'intera filiera, utilizzando caffè monorigine. Il termine fu usato per la prima volta nel 1974 da Erna Knutsen in un numero del Tea & Coffee Trade Journal. Knutsen ha utilizzato il caffè speciale per descrivere i chicchi dal sapore migliore prodotti in microclimi speciali.