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Caffè nel mondo: il rito arabo del “caffè giallo”

Il caffè è una bevanda che unisce i popoli di tutto il mondo, si beve dappertutto ma ogni cultura ha un modo diverso e affascinante di prepararlo e gustarlo. Nel mondo arabo il rito del caffè, offerto come segno di ospitalità, augurio di pace o legame di amicizia, ha un ruolo rilevante in ogni cerimonia o interazione sociale. Dalle tribù beduine del deserto alle tradizioni familiari mediorientali la cerimonia del caffè varia considerevolmente. Tuttavia, da paese a paese sono presenti costanti comuni: la caffettiera Dallah, il fatto di utilizzare il fuoco vivo per tutta la preparazione, di tostare i chicchi ancora verdi di Arabica al momento, di aromatizzare l’infuso con baccelli di cardamomo e la tradizione di bere il caffè amaro, ma accompagnato da dolci datteri. In Arabia Saudita, in conformità alla tradizione, i beduini prediligono tostare l’Arabica yemenita molto chiara e aggiungere al caffè una notevole quantità di cardamomo, arrivando fino a una miscela di baccelli e chicchi in pari quantità. Il risultato in tazza è il cosiddetto “caffè giallo”, un infuso intensamente aromatico, dal corpo leggero e dal colore chiaro e dorato, talvolta arricchito con un pizzico di zafferano puro in fili.

Altre regioni per aromatizzare l’infuso preferiscono una tostatura più scura a “testa di moro”, una minor quantità di cardamomo e l’utilizzo di altre spezie, come lo zenzero e i chiodi di garofano, per aromatizzare il caffè. Intorno alla metà del XVII secolo viene creata la caffettiera Dallah che in breve tempo iniziò a diventare un elemento distintivo della cultura del caffè arabo (Gahwah-Qahwah).

Prodotta in vari metalli, la Dallah ha una base circolare da dove si sviluppa con un collo stretto e il caratteristico lungo becco ricurvo. A differenza dell’Ibrik, la curiosa forma delle caffettiere arabe è stata ampliamente utilizzata come modello per lo stile delle caffettiere europee in ceramica e argento.

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