L’Alzheimer è una forma di demenza che esordisce con una live perdita di memoria, fino alla completa degenerazione, portando l’individuo alla totale perdita dell’autonomia personale.
La ricerca portata avanti dalla dottoressa Samantha Gardener ha dimostrato che un consumo costante di caffè influisce in modo significativo sul deterioramento cognitivo.
Lo studio clinico, durato oltre 10 anni, ha evidenziato che non è solo la caffeina ad incidere sulla malattia, anche altre sostanze contenute in una tazza di caffè hanno dei forti effetti positivi: tra questi vi è il Cafestol (un diterpene presente nel caffè), il Kahweol (altra molecola diterpenoide comunemente presente nei chicchi di coffea Arabica) e sul Eicosanoil-5-idrossitriptamide (un composto chimico presente nel rivestimento ceroso dei chicchi di caffè).
All’interno di un caffè inoltre è possibile trovare numerosi polifenoli, tra questi sicuramente c’è l’acido ferulico, in grado di proteggere le funzioni cognitive legate principalmente alla memoria spaziale.
La ricerca australiana non è stata ancora conclusa. I ricercatori stanno portando avanti studi approfonditi che vanno a valutare anche le diverse tipologie di estrazione del caffè, per calibrare così le singole quantità di caffeina da assumere.
Poco conosciuta, la specie di caffè denominata Excelsa racchiude in se molte delle caratteristiche di Arabica e Robusta. Qui di seguito le spieghiamo.
Sapevate che gli italiani non sono tra i primi al mondo in fatto di consumo di caffè? Nonostante l'Italia sia la patria del caffè espresso non si posiziona neanche tra i primi 10 stati. Ecco tutta la classifica.