Svoltesi a Los Angels, tra il 30 Luglio e il 14 Agosto del 1932, le X Olimpiadi segnarono un ruolo importante nella storia mondiale. Furono le prime infatti in cui la nazionale brasiliana potè in parte partecipare.
Se oggi pensiamo al sogno di ogni atleta di poter gareggiare alla storica competizione, è impensabile immaginare quanto fu importante la passione e lo spirito che ci mise la nazionale brasiliana in quell’anno, tanto che dovettero vendere circa 50.000 sacchi di caffè per potersi finanziare la trasferta, ovvero per poter pagare le tassi d’ingresso negli Stati Uniti d’America.
Tuttavia questa è solamente una parte della storia.
Nella prima metà dello scorso secolo il Brasile non era tra le nazioni più ricche del pianeta, tano da dover rinunciare ai giochi olimpici del 1928, che si tennero ad Amsterdam. La situazione, quattro anni dopo, non cambiò di molto e la delusione per la nazionale olimpica sembrava dover ritornare. Il governo tuttavia decise di trovare un modo per poter sovvenzionare l’ingresso dei suoi 50 atleti e quindi permettergli di gareggiare. Gli atleti durante il viaggio, all’interno di una nave cargo, dovevano vendere uno dei maggiori beni di produzione dello stato sudamericano: il caffè. Le vendite, fino al canale di panama, non andarono male, tanto da sperare di riuscire a pagare le tasse d’ingresso, che ammontavano ad un dollaro ad atleta. Tuttavia a causa di un problema doganale, si ritrovarono a spendere metà del ricavato in multe. Soltanto il 50% degli atleti riuscì ad arrivare in tempo alle olimpiadi di Los Angeles, il restante dovette continuare il suo viaggio verso la città in nave poiché impossibilitati a scendere. Attraccati a San Francisco, non avevano ancora i mezzi per poter partecipare alla competizione, tanto da doversi ritirare. Solamente Adalberto Cardoso sfidò le autorità e scese dalla nave come clandestino. La storia narra che corse per circa 600km e arrivò 10 minuti prima della sua gara nell’area olimpica. Ormai stremato dalla fatica, l’atleta arrivò ultimo ma il comitato olimpico, saputa la sua impresa eroica, omaggiò la sua tenacia con premio speciale.
L’analisi sensoriale del caffè è l’analisi del percepito che abbiamo da una tazzina di caffè espresso. Ma cosa significa “analisi del percepito”? Vuol dire che occorre valutare quello che arriva a livello di cognizione e di emozione alle persone che bevono, in questo caso, la nera bevanda. Con l’analisi sensoriale valutiamo ciò che percepiamo e per farlo abbiamo bisogno dei nostri cinque sensi, immancabile, tra questi, l’olfatto. Ma cos’è nel dettaglio l’analisi olfattiva? Lo abbiamo chiesto a Marco Bazzara, Sensory project manager e Academy Director della Bazzara Academy.
Specialty coffee è un termine che indica la qualità di caffè più alta disponibile, tipicamente relativa all'intera filiera, utilizzando caffè monorigine. Il termine fu usato per la prima volta nel 1974 da Erna Knutsen in un numero del Tea & Coffee Trade Journal. Knutsen ha utilizzato il caffè speciale per descrivere i chicchi dal sapore migliore prodotti in microclimi speciali.