Molti, purtroppo, sono i difetti che possono rovinare la degustazione di un caffè che sulla carta poteva risultare “ottimo”. Tra i più comuni possiamo trovare gli aromi di legno, di foglia, di terra, di muschio, di muffa, di marcio e di gomma bruciata. Tuttavia vi sono alcuni che sono molto difficili da riconoscere. Tra questi senza dubbio vi è il rancido, che si ottiene con la reazione all’aria, quindi all’ossidazione, dei grassi presenti nel caffè, anzi andando più nello specifico, a contatto con l’ossigeno.
È ben noto che all’interno del caffè verde e anche in quello tostato vi è una buona presenza di oli e grassi naturali, che permangono sui chicchi e che sono ben visibili in caso di tostature particolarmente scure ( si può notare un effetto lucido sui chicchi). È propria questa sostanza, ricca d’odori e aromi, che a contatto con l’aria e quindi con l’ossigeno e la luce (soprattutto se diretta) a produrre composti chimici volatili rancidi.
In diversi modi:
Secondo Treccani, la definizione di sviluppo sostenibile è: “espressione che indica, secondo la definizione internazionalmente condivisa del rapporto Our common future (Commissione mondiale per l’ambiente e lo sviluppo, Commissione Bruntland, 1987), uno sviluppo in grado di assicurare «il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri»” Per questo motivo quando si parla anche di caffè entra in campo tutto ciò che riguarda il mondo delle piantagioni di caffè che devono sempre di più essere pensate all’ombra e non a pieno sole come sono attualmente.
Nace nel Bar Carpano di Alessandria, proprio di fronte alla storica bottega dell’azienda di cappelli Borsalino. È grazie a questa “vicinanza” che nasce la preparazione. Infatti il nome deriva dalla striscia di cuoio pregiato, che si ottiene conciando la pelle di capra o di montone.