Molti, purtroppo, sono i difetti che possono rovinare la degustazione di un caffè che sulla carta poteva risultare “ottimo”. Tra i più comuni possiamo trovare gli aromi di legno, di foglia, di terra, di muschio, di muffa, di marcio e di gomma bruciata. Tuttavia vi sono alcuni che sono molto difficili da riconoscere. Tra questi senza dubbio vi è il rancido, che si ottiene con la reazione all’aria, quindi all’ossidazione, dei grassi presenti nel caffè, anzi andando più nello specifico, a contatto con l’ossigeno.
È ben noto che all’interno del caffè verde e anche in quello tostato vi è una buona presenza di oli e grassi naturali, che permangono sui chicchi e che sono ben visibili in caso di tostature particolarmente scure ( si può notare un effetto lucido sui chicchi). È propria questa sostanza, ricca d’odori e aromi, che a contatto con l’aria e quindi con l’ossigeno e la luce (soprattutto se diretta) a produrre composti chimici volatili rancidi.
In diversi modi:
L’analisi sensoriale del caffè è l’analisi del percepito che abbiamo da una tazzina di caffè espresso. Ma cosa significa “analisi del percepito”? Vuol dire che occorre valutare quello che arriva a livello di cognizione e di emozione alle persone che bevono, in questo caso, la nera bevanda. Con l’analisi sensoriale valutiamo ciò che percepiamo e per farlo abbiamo bisogno dei nostri cinque sensi, immancabile, tra questi, l’olfatto. Ma cos’è nel dettaglio l’analisi olfattiva? Lo abbiamo chiesto a Marco Bazzara, Sensory project manager e Academy Director della Bazzara Academy.
Specialty coffee è un termine che indica la qualità di caffè più alta disponibile, tipicamente relativa all'intera filiera, utilizzando caffè monorigine. Il termine fu usato per la prima volta nel 1974 da Erna Knutsen in un numero del Tea & Coffee Trade Journal. Knutsen ha utilizzato il caffè speciale per descrivere i chicchi dal sapore migliore prodotti in microclimi speciali.