In Etiopia il caffè prende il nome di “Bunna” ed è uno dei prodotti più esportati del Paese. È infatti il settimo maggiore produttore mondiale con una stima di circa 4000 chilometri quadrati di coltivazione. La bevanda rappresenta il 10% delle entrate del governo del Paese.
Nel Paese esiste una “autorità per il caffè e il tè” che gestisce ogni affare relativo ai due ambiti, tra cui ad esempio la fissazione del prezzo. Il mercato è inoltre fortemente regolato da delle licenze che ne limitano la concentrazione.
Esiste infatti la cerimonia del caffè etiope, che viene svolta dalle famiglie frequentemente, soprattutto in presenza di ospiti.
In quest’area viene prodotto l’Ethiopia Sidamo, una delle “pure oirigns” più apprezzate al mondo. Prodotto in alta quota tra i 1950 e i 2030 metri, i chicchi verdi possono subire tre lavorazioni differenti: lavato, essiccato al sole ed infine selezionato a mano.
“Raccolto per la gran parte nelle selve delle montagne etiopi, è il caffè più dolce e profumato che ci sia, con reminiscenze di fiori e frutta tropicale, talvolta di liquirizia. Viene tostato e bevuto da tempo immemorabile dalle popolazioni locali durante la tradizionale cerimonia del caffè che si svolge con tutta la famiglia raccolta per l’occasione”.
Grazie alle sue caratteristiche, l’Ethiopia Sidamo è perfetto per il caffè espresso, per il filtro e per l’aeropress.
L’analisi sensoriale del caffè è l’analisi del percepito che abbiamo da una tazzina di caffè espresso. Ma cosa significa “analisi del percepito”? Vuol dire che occorre valutare quello che arriva a livello di cognizione e di emozione alle persone che bevono, in questo caso, la nera bevanda. Con l’analisi sensoriale valutiamo ciò che percepiamo e per farlo abbiamo bisogno dei nostri cinque sensi, immancabile, tra questi, l’olfatto. Ma cos’è nel dettaglio l’analisi olfattiva? Lo abbiamo chiesto a Marco Bazzara, Sensory project manager e Academy Director della Bazzara Academy.
Specialty coffee è un termine che indica la qualità di caffè più alta disponibile, tipicamente relativa all'intera filiera, utilizzando caffè monorigine. Il termine fu usato per la prima volta nel 1974 da Erna Knutsen in un numero del Tea & Coffee Trade Journal. Knutsen ha utilizzato il caffè speciale per descrivere i chicchi dal sapore migliore prodotti in microclimi speciali.