Nei primi anni dell’800, il caffè della Peppina era un ritrovo di pensatori, politici e intellettuali a Milano. Qui si incontravano i mazziniani, sempre più infervorati dalla possibile indipendenza. La storia del caffè della Peppina continua anche durante la seconda guerra mondiale, quando i soldati cominciano a prendere l’abitudine di bere caffè al mattino per avere la giusta carica durante le battaglie.
Al termine della guerra, il caffè macinato comincia ad essere troppo caro, così si diffonde il “caffè della Peppina”, una bevanda molto amara realizzata con cicoria essiccata e segale.
Essendo questa una bevanda a base di estratti vegetali, aveva dei poteri altamente lassativi. È proprio per questo motivo che veniva consigliato l’utilizzo durante le ore “morte” della giornata.
Oggi fortunatamente, il potere d’acquisto della popolazione è nettamente aumentato e sono in molti a poter scegliere la qualità anziché la quantità. Così l’utilizzo del caffè della Peppina si è andato letteralmente a perdere.
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Secondo Treccani, la definizione di sviluppo sostenibile è: “espressione che indica, secondo la definizione internazionalmente condivisa del rapporto Our common future (Commissione mondiale per l’ambiente e lo sviluppo, Commissione Bruntland, 1987), uno sviluppo in grado di assicurare «il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri»” Per questo motivo quando si parla anche di caffè entra in campo tutto ciò che riguarda il mondo delle piantagioni di caffè che devono sempre di più essere pensate all’ombra e non a pieno sole come sono attualmente.
Nace nel Bar Carpano di Alessandria, proprio di fronte alla storica bottega dell’azienda di cappelli Borsalino. È grazie a questa “vicinanza” che nasce la preparazione. Infatti il nome deriva dalla striscia di cuoio pregiato, che si ottiene conciando la pelle di capra o di montone.