Dalla lontana Etiopia fino al porto vecchio di Trieste, passando per Papa Clemente VIII, la storia del caffè è lunga ed articolata.
Le origini del caffè risalgono circa al 900 d.c., quando nei primi scritti ritrovati sull’argomento, si riporta l’uso di questa sostanza come medicina. La vera storia del caffè comincia con un pastore etiope di nome Kaldi. Questo notando che il suo gregge era particolarmente attivo dopo aver ingerito delle bacche rosse, decise di assaggiarle. In poco tempo, i suoi effetti energetici si diffusero in tutta l’area. La prima piantagione di caffè si diffuse nello Yemen, per poi arrivare anche in Arabia ed Egitto.
Il caffè e la sua storia sono fortemente legati all’Italia. Già a partire dal 17° secolo (1617 circa per essere maggiormente precisi) i primi sacchi di caffè arrivarono a Venezia e a Napoli attraverso le rotte marittime. Il caffè non era solamente utilizzato come bevanda ma anche come rimedio medico. Prima di arrivare sulle coste italiane, la bevanda nervina era al centro del commercio della penisola araba, tanto che nella città di Mokka, la vendita dei chicchi neri ne creava il business principale. Rimase tale fino al 1720. Con l’espansione dell’impero ottomano, il caffè si diffuse in Asia minore, Siria, Egitto e nell’Europa sudorientale. Per il mondo islamico, il caffè divenne il nuovo vino, essendo questo assolutamente vietato dalla religione. I primissimi a vendere il caffè, togliendo il monopolio al governo arabo furono i commercianti olandesi.
Il caffè è stato considerato per molti anni, nel mondo religioso, peccaminoso, la cosiddetta “bevanda del diavolo” a causa delle sue proprietà nervine. Tutto cambia quando lo stesso papa Clemente VIII decise di provarlo, prima di bandirlo come richiesto dall’intero clero. Ne rimase così ammaliato da recitare le seguenti parole:
“Il caffè è cosa buono che non va lasciato a Satana. Quindi battezziamolo!”
Se prima il vero sbocco commerciale per il caffè era Venezia, oggi è la città di Trieste ad avere il primato, sopratutto per il grande numero di torrefazioni artigianali presenti. Tra questi possiamo citare la Bazzara Espresso che da oltre 60 anni produce caffè artigianale di qualità, oltre che a tramandare la cultura di questa bevanda nel mondo, attraverso la realizzazione di libri ed eventi caffeicoli, come può essere il Trieste Coffee Experts.
L’analisi sensoriale del caffè è l’analisi del percepito che abbiamo da una tazzina di caffè espresso. Ma cosa significa “analisi del percepito”? Vuol dire che occorre valutare quello che arriva a livello di cognizione e di emozione alle persone che bevono, in questo caso, la nera bevanda. Con l’analisi sensoriale valutiamo ciò che percepiamo e per farlo abbiamo bisogno dei nostri cinque sensi, immancabile, tra questi, l’olfatto. Ma cos’è nel dettaglio l’analisi olfattiva? Lo abbiamo chiesto a Marco Bazzara, Sensory project manager e Academy Director della Bazzara Academy.
Specialty coffee è un termine che indica la qualità di caffè più alta disponibile, tipicamente relativa all'intera filiera, utilizzando caffè monorigine. Il termine fu usato per la prima volta nel 1974 da Erna Knutsen in un numero del Tea & Coffee Trade Journal. Knutsen ha utilizzato il caffè speciale per descrivere i chicchi dal sapore migliore prodotti in microclimi speciali.