C’è chi il cappuccino lo vuole chiarissimo, chi lo pretende bollente, chi lo desidera decaffeinato all’arancio, chi lo apprezza solo se scuro con poca schiuma…
Il cappuccino chiaro va servito con una quantità ridotta di espresso, ma dato che ogni consumatore ha una propria idea di “chiaro”, prima di versare il latte montato è conveniente chiedere al cliente la quantità di caffè per lui ideal (es. da poche gocce per il “chiarissimo” a tre cucchiaini).
Il cappuccino scuro deve avere una quantità maggiore di espresso. Non si prepara però con un espresso lungo o sovraestratto, ma semplicemente versando meno latte montato, in giusta proporzione tra la parte liquida e schiuma, e quindi senza colmare la tazza (circa 1 cm in meno).
In quello doppio vanno estratti due espressi in un’unica tazza da cappuccino, che poi viene regolarmente colmata con latte vellutato.
Dato che non risulta semplice per tutti versare in tazza esclusivamente il latte caldo con pochissima schiuma, vengono in aiuto due accortezze: versare il latte caldo prima di amalgamarlo per approfittare della parziale separazione di fase e adoperare un cucchiaio per bloccare la crema nel bricco.
Come nella preparazione del cappuccino senza schiuma, per la ricetta con molta crema di latta è oppotuno impiegare un cucchiaino per non limitare la schiuma ma per preleverla senza la parte liquida (23-30 ml di espresso e 125-150 ml di sola crema di latte).
Il cliente che richiede un cappuccino tiepido è probabile che lo voglia così per assaporarlo in fretta prima di andare al lavoro. Comunque sa, per “tiepido” su può intendere riscaldato a circa 40 °C (temperatura normale della tazzina). Un utile accorgimento è servirlo in tazze non preriscaldate.
Per accontentare i clienti che ordinano un cappuccino quasi bollente, diventa molto pratico utilizzare il termometro a sonda per lattiere, in modo tale da spingere il latte fino alla temperatura di 70 °C per riscaldarlo al massimo, me nello stesso tempo senza deteriorare il gusto della bevanda. Al contrario della versione tiepida, prima del servizio le tazze vanno preriscaldate e in aggiunta bagnate con l’acqua della caldaia e asciugate. In questa maniera, al momento di degustare il cappuccino, l’impatto tattile dei polpastrelli sul manico della tazza e delle labbra a contatto del suo bordo rafforzeranno la sensazione termica richiesta dal cliente.
Aggiungere al cappuccino come ingrediente supplementare la panna lo rende ancor più ghiotto. Se la panna viene guarnita con abbondante cacao o scaglie di cioccolata, la ricetta si trasforma nel cappuccino viennese.
Oltre al cacao o alla cannella, altre due spezie creano un abbinamento singolare ma interessante se cosparse sul cappuccino. Sono la polvere di anice stellato e la noce moscata, specialmente indicate in abbinamento alla panna o nelle versioni del cappuccino freddo.
E’ un cappuccino tipicamente estivo, preparato con espresso raffreddato al momento e latte freddo scremato montato a crema con il mixer. Viene anche proposto con abbondante ghiaccio e servito in bicchiere.
L’analisi sensoriale del caffè è l’analisi del percepito che abbiamo da una tazzina di caffè espresso. Ma cosa significa “analisi del percepito”? Vuol dire che occorre valutare quello che arriva a livello di cognizione e di emozione alle persone che bevono, in questo caso, la nera bevanda. Con l’analisi sensoriale valutiamo ciò che percepiamo e per farlo abbiamo bisogno dei nostri cinque sensi, immancabile, tra questi, l’olfatto. Ma cos’è nel dettaglio l’analisi olfattiva? Lo abbiamo chiesto a Marco Bazzara, Sensory project manager e Academy Director della Bazzara Academy.
Specialty coffee è un termine che indica la qualità di caffè più alta disponibile, tipicamente relativa all'intera filiera, utilizzando caffè monorigine. Il termine fu usato per la prima volta nel 1974 da Erna Knutsen in un numero del Tea & Coffee Trade Journal. Knutsen ha utilizzato il caffè speciale per descrivere i chicchi dal sapore migliore prodotti in microclimi speciali.