A Trieste puoi camminare sugli stessi passi di James Joyce, bere il caffè con Italo Svevo oppure comprare un libro nella libreria di Umberto Saba. Trieste è il posto dove il mare e la montagna s’incontrano, dove la spiritualità incontra il profano, dove le nazionalità non esistono se si è davanti ad uno spritz. Trieste è un luogo da scoprire. Non esiste solo Piazza Unità d’Italia o il Castello di Miramare, costruito da Massimiliano d’Asburgo nella metà dell’800 insieme al suo parco di ben 22 ettari che ospita una grande varietà di piante, scelte dallo stesso arciduca.
A Trieste puoi trovare secoli di storia nell’ARCO DI RICCARDO, che deve il suo nome al passaggio di Riccardo Cuor di Leone. Secondo studi, l’arco dovrebbe essere una porta aperta nel I secolo d.c., parte delle antiche mura della Tergeste Romana. Salendo si può ammirare l’intero colle di San Giusto dove sorge l’omonimo castello e la cattedrale. Il Colle è il vero cuore di Trieste, infatti in epoca romana era possibile trovare: la basilica forense ed il tempio dedicato forse alla triade capitolina. Nel I secolo d.c. vengono edificati i Propilei necessari per l’imponente ingresso all’area sacra: erano due grandi strutture laterali ornate di colonne con al centro una scalinata. È solamente nel Medioevo che vedono la luce sia il Castello che la Cattedrale.
Da Castelliere a Casa del Capitano fino a divenire Castello di San Giusto, la sommità del colle è da sempre punto d’interesse strategico. La prima pianta si deve a Federico III, che nel 1468 ne ordinò la costruzione. Non fu mai al centro di fatti militari rilevanti, e per questo si è conservato fino ad oggi. Attualmente al suo interno è possibile visitare il Lapidario Tergestino dove sono esposti circa 130 tra iscrizioni, bassorilievi e sculture della Tergeste romana.
La Cattedrale di San Giusto invece risale al 1300 d.C. quando le diverse costruzioni presenti quali la basilica paleocristiana a tre navate, una cattedrale più piccola della precedente dedicata alla Vergine Assunta, a tre navate con altrettanti absidi e il sacello di San Giusto, anche’esso di tre navate, vengono unite insieme. Particolare della Cattedrale è il campanile che ingloba in parte i resti dei Propilei romani citati poc’anzi. Preziosi sono anche i mosaici di ispirazione bizantina-ravennate che rivestono le due absidi. Scendendo dal colle è possibile trovare ancora un reperto del I-II sec. D.C., il Teatro Romano destinato a ospitare fino 3.500 spettatori, costruito totalmente in muratura ad eccezione del palcoscenico che doveva essere in legno. Poco distante proseguendo verso il mare, troviamo Piazza Unità d’Italia antica sede del mandracchio (attualmente le lucette blu poste sulla pavimentazione della piazza stanno ad indicare fino a dove arrivava il mare ). All’interno di una delle piazze più grandi d’Europa, si possono ammirare: il palazzo del governo, quello delle Assicurazioni Generali, del Lloyd Triestino e il palazzo del Municipio, sulla cui torre campanaria, sono poste due figure chiamate Micheze e Jacheze. Fronte mare è possibile ammirare la Scala Reale, costruita in pietra bianca di Aurisina, nel 1922, in occasione della visita in città del Re Vittorio Emanuele III. È nel 2004 che viene arricchita di ulteriori due statue in bronzo: la raffigurazione di un Bersagliere che sale la scala sventolando il tricolore in ricordo della prima redenzione di Trieste all’Italia nel 1918 e quella di due donne che cuciono la bandiera italiana in occasione della seconda redenzione del 1964.
Trieste come già detto è tutta da scoprire, proprio per questo è bene sapere che il Canal Grande non esiste solo a Venezia ma anche in questa splendida città che al limitar della sera, nelle giornate più limpide, si può ammirare un tramonto da lasciare senza parole.
Il Canal Grande è situato in quello che oggi viene denominato Borgo Teresiano. Lungo il canale è possibile ammirare la Trieste commerciale con i palazzi dei mercanti che hanno fatto grande la città, piazze e chiese: palazzo Gopcevich e Carciotti, piazza Ponterosso, piazza Sant’Antonio, la chiesa Serbo Ortodossa di San Spiridione e la chiesa di Sant’Antonio Taumaturgo.
Sul canale in origine erano presenti 3 ponti mobili. Ad oggi rimane solo il Ponte Rosso, accessibile al traffico cittadino. Altro ponte, questa volta esclusivamente pedonale, è il Passaggio Joyce, dove è possibile ammirare la statua di James Joyce. Risalendo, non poco distante, possiamo trovare la seconda delle statue bronzee presenti a Trieste: la statua di Umberto Saba, intento a recarsi alla sua amata libreria. Altro autore importante che ha reso grande la città è anche Italo Svevo, la cui statua si può ammirare in Piazza Hortis.
Trieste dal suo spirito letterario, dal suo spirito multiculturale, ma pochi sanno che ha un’anima nera, come il caffè di cui ne è capitale. Il Porto Franco di Trieste è tra i punti meno turistici ma vero fulcro dell’economia cittadina. Pochi sanno che, in città, esistono moltissimi modi per ordinare un caffè al bar, ben diversi dal resto dell’Italia. Esempio è il nero che si usa per ordinare un caffè espresso, il capo in b ovvero un espresso macchiato in bicchiere o anche un caffellatte che sta ad indicare un cappuccino. Molte sono le personalità triestine che nei secoli hanno scelto di divulgare la cultura del caffè nel mondo, istituendo delle accademie professionali. Un esempio è la Bazzara Academy che da molti anni istruisce, giovani e meno giovani, verso la giusta torrefazione e preparazione della nera bevanda.
Per avere maggiori informazioni riguardo all’accademia, basterà contattarla alla mail academy@bazzara.it oppure visitare il loro sito web www.bazzara.it
L’analisi sensoriale del caffè è l’analisi del percepito che abbiamo da una tazzina di caffè espresso. Ma cosa significa “analisi del percepito”? Vuol dire che occorre valutare quello che arriva a livello di cognizione e di emozione alle persone che bevono, in questo caso, la nera bevanda. Con l’analisi sensoriale valutiamo ciò che percepiamo e per farlo abbiamo bisogno dei nostri cinque sensi, immancabile, tra questi, l’olfatto. Ma cos’è nel dettaglio l’analisi olfattiva? Lo abbiamo chiesto a Marco Bazzara, Sensory project manager e Academy Director della Bazzara Academy.
Specialty coffee è un termine che indica la qualità di caffè più alta disponibile, tipicamente relativa all'intera filiera, utilizzando caffè monorigine. Il termine fu usato per la prima volta nel 1974 da Erna Knutsen in un numero del Tea & Coffee Trade Journal. Knutsen ha utilizzato il caffè speciale per descrivere i chicchi dal sapore migliore prodotti in microclimi speciali.