Troviamo la caffeina anche nel the (3%, in una tazza sono circa 28 mg), nel guaranà (5%), nella cola o nello yerba mate, agisce come insetticida naturale, impedendo ai parassiti di rovinare la pianta dove si trova la caffeina, ovviamente per non non è tossa come per gli insetti.
Questa sostanza dal sapore amaro in natura si presenta incolore e con sembianze che ricordano un cristallo. Al principio (età della pietra) venivano mangiate bacche e foglie contenenti caffeina, in Cina si inizio a produrla in larga scala e a partire dal sedicesimo secolo la sua produzione iniziò a diffondersi in Asia, Africa ed Europa.
In una tazzina di espresso ci sono 80 mg di caffeina. Se beviamo un caffè ristretto la quantità è minore, perché c’è meno infuso nella tazzina, mentre la maggior parte concentrazione di caffeina è nel caffè lungo.
Il caffè decaffeinato viene creato con l’utilizzo di una solvente che viene applicato ai chicchi ancora crudi per eliminare la caffeina, successivamente i chicci sono trattati al vapore per eliminare il solvente utilizzato.
Gli studenti lo sanno bene, la caffeina aumenta la concentrazione e lo stato di vegli. Gli sportivi la usano per migliorare le proprie prestazioni atletiche, infatti l’energetica sostanza ottimizza l’ossigenazione, attenzione però perché può essere considerata una sostanza dopante se assunta in dosi eccessive.
Un consumo regolare di caffè aiuta a prevenire molte patologie, riduce la depressione, si rischia meno l’Alzheimer, difende dal cancro alla prostata gli uomini e dal tumore al seno e ictus le donne e molto altro.
L’analisi sensoriale del caffè è l’analisi del percepito che abbiamo da una tazzina di caffè espresso. Ma cosa significa “analisi del percepito”? Vuol dire che occorre valutare quello che arriva a livello di cognizione e di emozione alle persone che bevono, in questo caso, la nera bevanda. Con l’analisi sensoriale valutiamo ciò che percepiamo e per farlo abbiamo bisogno dei nostri cinque sensi, immancabile, tra questi, l’olfatto. Ma cos’è nel dettaglio l’analisi olfattiva? Lo abbiamo chiesto a Marco Bazzara, Sensory project manager e Academy Director della Bazzara Academy.
Specialty coffee è un termine che indica la qualità di caffè più alta disponibile, tipicamente relativa all'intera filiera, utilizzando caffè monorigine. Il termine fu usato per la prima volta nel 1974 da Erna Knutsen in un numero del Tea & Coffee Trade Journal. Knutsen ha utilizzato il caffè speciale per descrivere i chicchi dal sapore migliore prodotti in microclimi speciali.